Riflessioni sul romanzo "Sofia nel mio Autunno Nevrotico",
di Chiara Apicella ( Lantana
Editore ).
Nel romanzo di Chiara Apicella aleggia l'incapacità di una parola che centri "il punto" di un problema, la tenerezza della menzogna che nasconde una verità scomoda e forse dolorosa, la ritrosia nel lasciarsi andare all'ultima goccia di bellezza presente nel mondo, ma soprattutto lo struggente racconto di un amore che in fondo non ha niente di diverso dagli altri. Non perché questo amore di Daria sia inconsciamente rivolto a una donna, Sofia, questo personaggio volutamente etereo come una nuvola o come il sole prima del tramonto, ma per il semplice fatto che i suoi sintomi sono i tipici sintomi che ognuno di noi ha provato o proverà nella vita. Questo rapporto suggellato da silenzi, sorrisi e piccoli contatti ci riporta ad una consapevolezza che forse avevamo perso: l'amore non è patire l'altro, ma sentirsi letteralmente inadeguati di fronte all'altro.
Tra un campo lungo e un dolly assistiamo allo scorrere di un'umanità multicolore, eppure accomunata dalle stesse pressanti incertezze che travalicano le differenze di età, sesso o religione. Di fronte all'altro spesso ci si sente inadeguati, impreparati, ma si spera sempre che prima o poi possa giungere il tanto agognato momento dei "titoli di coda", quell'attimo nel quale tutto potrebbe fermarsi, concludersi, perché la felicità ha già toccato il suo apice. Tra le pieghe più riposte del nostro animo, il romanzo di Chiara Apicella chiede ai lettori:" Avete già trovato i vostri "titoli di coda"? E se sì, quanto li avete aspettato, quanto avete sofferto durante l'attesa? Quante nevrosi avete superato pur di vivere quei dieci secondi di pace assoluta?". Ecco, queste sono le domande che a mio parere un buon libro dovrebbe sempre porsi e riproporre a chi scorre le sue pagine ... sì, come se fosse una persona viva!
"Sofia nel mio Autunno Nevrotico", un romanzo che oserei definire un piccolo capolavoro dei nostri tempi, che dona nuova luce ad un panorama editoriale quanto mai arido e che fa ben sperare per il nostro futuro poetico e letterario. Se, come affermava Mallarmè, il mondo è stato fatto per approdare ad un libro, spero possiate atterrare dolcemente su quello di Chiara Apicella e imbarcarvi in un viaggio incantato, alla fine del quale forse qualcosa cambierà dentro di voi, e in meglio.
Buona
lettura!